Cozzo Cervello, l’intervento della associazione nata a sua tutela
La spinosa vicenda continua a tenere banco
La vicenda di “Cozzo Cervello” ha infuocato gli animi dei naturalisti. In questi giorni è giunta la notizia del temporaneo stop da parte della amministrazione comunale che ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai naturalisti. Oggi giunge una nota della associazione “Salviamo Cozzo Cervello” sulla vicenda che proponiamo integralmente.
“Noi nasciamo per salvare Cozzo Cervello, tuttavia le richieste provenienti da più parti ci spingono ad allargare il campo di azione. L’unico progetto in grado oggi di tutelare e salvaguardare le nostre montagne è quello di accelerare l’iter di costituzione del Parco naturalistico della Catena Costiera. Noi rifiutiamo la visione della montagna come fonte di legna da ardere e la sostituiamo con la consapevolezza del potenziale che quei luoghi hanno dal punto di vista turistico, storico, culturale, spirituale, naturalistico e paesaggistico. La nostra posizione l’abbiamo messa nero su bianco indirizzando a Sindaco e Presidente del Consiglio una missiva che racchiudeva in sé il senso dell’impegno civico che ha caratterizzato tutte le associazioni aderenti al comitato Salviamo Cozzo Cervello. Da cittadini e associazioni abbiamo fatto la nostra parte e continueremo a farla anche per il futuro, tutte le volte che ragioni di opportunità ci spingeranno ad impegnarci. In sede di commissione ambiente dello scorso 26 settembre abbiamo chiaramente evidenziato che non c’è ragione di ritenere che il taglio “legalizzato” sia un deterrente per i tagli abusivi. Occorre sottolineare, sotto questo aspetto, che la responsabilità del controllo del territorio e quindi anche dei tagli abusivi in montagna è del Comune, non delle associazioni. Anziché procedere con l’acquisto di qualche drone (dal prezzo risibile), sarebbe ragionevole, con i mezzi a disposizione, controllare le vie di accesso ai nostri boschi. È proprio a causa della mancanza di controlli da parte delle istituzioni che la pratica del taglio abusivo di legna o peggio degli incendi dilaga e non è né misurabile né stimabile. Questo a maggior ragione dovrebbe spingere le istituzioni a fissare una scala di priorità, mettendo al primo posto il controllo e la bonifica reale del patrimonio boschivo comunale. Non è possibile additare colpe a migliaia di cittadini che hanno protestato contro chi a queste pratiche criminali diffuse sperava di aggiungerne di “autorizzate”. Negli anni abbiamo avuto diversi esempi di scelte politiche “autorizzate” ma inopportune. Primi esempi fra tutti, le discariche di Riverano e San Pietro dove per anni sono state ammassate nelle nostre montagne tonnellate di rifiuti senza mai che nessuno si fosse posto scrupoli nel salvaguardare la salute dei cittadini. A distanza di quasi un trentennio quei rifiuti hanno avvelenato le falde acquifere, l’acqua che noi beviamo, l’acqua che utilizziamo per irrigare i nostri orti e giardini, e forse non è un caso se a Paola il numero delle patologie tumorali sia aumentato. La nostra non è soltanto una battaglia ambientalista, ma anche una battaglia volta a mettere al primo posto il benessere della cittadinanza, per far comprendere ai politici quelle che sono le principali esigenze di una comunità. Se a qualcuno non è andato bene l’impegno del Sindaco a revocare la delibera di giunta che autorizzava il taglio di 2.600 piante a Cozzo Cervello, ritenuto dallo stesso non procedibile sul versante delle opportunità, si faccia avanti adesso. Al di là degli attacchi gratuiti nei nostri confronti su giornali o social media, abbiamo riflettuto a lungo in questi giorni sull’invito del Sindaco al dialogo, a stringere rapporti più solidi tra associazioni e la comunità che amministra. Ma ugualmente, al fine di creare sincere premesse affinché ciò avvenga, chiediamo al Sindaco Perrotta di chiarire prima con tutti i suoi assessori e consiglieri comunali che fino ad oggi si sono trincerati dietro un comodo e incomprensibile silenzio. Non è sufficiente parlare di bonifica e tutela delle nostre montagne, del nostro mare o dell’aria che respiriamo, senza che questo corrisponda ad azioni concrete. Senza chiarezza all’interno delle istituzioni, c’è il rischio che i buoni propositi e gli impegni annunciati, per quanto buoni, rimangano solo sulla carta”.