Elezioni Regionali, il preoccupante vuoto dei partiti governati dai vertici romani
L’analisi della situazione calabrese evidenzia l’arroganza dei segretari dei partiti nazionali che non conoscono le realtà territoriali
CATANZARO – Ormai ci siamo, la data delle elezioni è stata fissata per il 26 gennaio (difficilmente la proposta di Oliverio ai presidenti delle corti d’appello potrà essere variata) eppure (lo diciamo da tempo) nessuno sembra essere pronto per la competizione elettorale se non lo stesso presidente della regione che ha celebrato, con grande partecipazione, la sua Leopolda a Lamezia Terme. Questo, piaccia o non piaccia, è un dato oggettivo. A destra la situazione sembra ingarbugliata con un muro contro muro tra Berlusconi e Salvini (supportato dalla Meloni) che si ripercuote in Calabria specchiandosi nella diatriba tra Occhiuto e parte del centrodestra. Anche qua se da una parte il sindaco di Cosenza è pronto a scendere in campo e candidarsi alla presidenza della Regione, dall’altra parte del suo schieramento non si conosce ancora il nominativo su cui eventualmente dovrebbe convergere o sfidare.
Sì, sfidare! Perché non è molto remota l’ipotesi che Mario Occhiuto possa comunque intraprendere in solitaria, appoggiato da liste civiche già quasi pronte, la campagna elettorale che porterà al voto del 26 gennaio. Berlusconi non sembra intenzionato a mollare la Calabria dopo aver concesso l’Umbria a Salvini. Quest’ultimo da parte sua fa leva sul consenso popolare (37%) e sui guai giudiziari di Occhiuto. Una partita che comunque deve essere risolta nello stretto giro di qualche settimana. Nel centrosinistra la situazione sembra essere la stessa se non peggio. L’unico ad essere pronto alla competizione elettorale sembra proprio Oliverio. Pronte le liste, pronto il programma che sarà una sintesi dei tavoli tecnici attivati da qualche settimana e chiusi tre giorni fa. Sul fronte opposto del suo arco costituzionale Oliverio ha contro addirittura il suo (forse ancora per poco) partito che oltre a ripudiare il presidente uscente non ha assunto alcuna altra decisione. Zingaretti, Oddati e Graziano sembrano impantanati nella rete del Movimento Cinque Stelle con i quali stanno cercando in tutti i modi di allearsi nonostante i continui ‘NO’ ricevuti dai parlamentari grillini e dai meetup calabresi. Chi osserva dall’esterno questo comportamento dei dirigenti democrat non può fare a meno di notare come una forza di governo e importante come il PD sia pendente dalle labbra di Di Maio & C. Una situazione svilente per la tradizione di un partito che proviene dalla sintesi delle esperienze comuniste, riformiste e democristiane.
Dagli ambienti vicini ai due partiti qualcuno ha fatto trapelare i sentimenti opposti di Pd e M5S. I democrat vorrebbero attenuare la sconfitta attraverso l’alleanza pentastellata; i grillini da parte loro vorrebbero riprendere in mano il loro elettorato, e quindi le percentuali di consenso, che passa solo attraverso una corsa autonoma. In sostanza i parlamentari e i meetup calabresi temono che l’alleanza con il PD possa portare effetti disastrosi come quelli registrati nelle ultime elezioni in Umbria. Insomma Zingaretti e compagni vengono considerati come degli appestati sui territori salvo poi considerarli buoni alleati di governo. Ma i parlamentari pentastellati fanno leva sulla diversità di situazioni nelle varie realtà regionali e oggi difenderanno le loro posizioni nella riunione che si terrà con Di Maio a Roma. Entrando nella testa dei parlamentari grillini il ragionamento è questo: “perché dobbiamo distruggere il consenso in Calabria solo per il capriccio di Zingaretti e Di Maio?” Una sconfitta alle regionali per molti di loro potrebbe significare una NON ELEZIONE alle prossime elezioni Politiche. Se il consenso del M5S dovesse scendere di molto alle prossime elezioni regionali per effetto della alleanza con il Pd (vedi Umbria), e queste basse percentuali dovessero consolidarsi anche alle Politiche, molti dei deputati uscenti sarebbero certi di una loro NON RIELEZIONE.
L’equazione è semplice: più voti – più parlamentari; meno voti – meno parlamentari. Proprio questo i vari Morra, Nesci e compagnia cantando andranno a riferire a Di Maio nella riunione odierna. Vedremo quali saranno le decisioni. Nel frattempo non si può far a meno di pensare ad un aspetto politico importante. Il Partito Democratico, alla frenetica ricerca di un candidato presidente, non pensa in termini politici ma in termini civici. Il nome insistente di Pippo Callipo come cavallo su cui puntare lo dimostra. Anche qui sorge una domanda, anzi ne sorgono più di una: Possibile che un partito così importante non abbia un uomo, un politico da proporre alla presidenza della regione? Possibile che la scelta civica possa ricadere su Pippo Callipo (ottimo imprenditore e uomo) che in passato si è presentato, in qualità di candidato presidente della regione, in contrapposizione proprio contro il Pd? Queste sono tutte domande che chiunque voglia fare una analisi completa della situazione calabrese si sarà posto. Esse denotano l’assoluta disconoscenza della realtà regionale da parte dei vertici nazionali piddini. È chiaro che la questione politica sia stata gestita male da Oddati e Graziano che, supportati da uno spaesato Zingaretti, hanno ridotto la scelta del candidato presidente ad un semplice ‘NO ad OLIVERIO’. In realtà questo ‘NO’ poteva anche starci, come ha più volte sottolineato il diretto interessato, ma per lo meno si sarebbe dovuta interrogare la base e quantomeno supportare questo dinniego con un nome alternativo, cosa che non è avvenuta minimamente. Queste cose avrebbero detto Berlinguer, Andreotti, Misasi, Almirante, Zaccagnini, Moro ed altri del loro calibro, fanno parte dell’ABC della politica.
Ma forse proprio per questo non ci si è pensato. Proprio per questo gli italiani pensano che di politico i responsabili nazionali dei maggiori partiti non hanno proprio nulla. Il personalismo prende sempre più piede e tenta di sovrastare le isole democratiche del confronto politico e partitico utilizzando uno slogan ormai diventato un hastag: #acasaivecchi. Mah! Sarà anche così. Sarà anche giusto il ricambio generazionale ma essere sbagliato è certamente il mezzo attraverso il quale questo obiettivo si intende perseguire e gli italiani (e i calabresi) questo lo sanno benissimo e sulla base di questa consapevolezza sapranno determinarsi.