Coronavirus – Il decisionismo della Santelli potrebbe essere la strada giusta per una nuova sanità in Calabria
Intanto emergono i veri eroi di tutti i giorni, i nostri medici che sono trincerati negli ospedali a combattere con il COVID-19
L’emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova tutti gli italiani. Restrizioni sempre più dure e obbligo di rimanere a casa per sconfiggere il nemico invisibile che cammina con le nostre gambe hanno cambiato notevolmente i nostri stili di vita. Quasi tutte le attività lavorative si fermano, ad esclusione dei servizi pubblici essenziali, ma una su tutte rimane attiva ed anzi viaggia a ritmi inconsueti. Parliamo del settore sanità. In tutto il Paese ormai, da nord a sud, i nostri medici, infermieri e tutto il personale sanitario sta facendo l’impossibile per assicurare assistenza sanitaria a tutti combattendo giorno dopo giorno una battaglia cruenta per salvare la vita a migliaia di persone. Auto-obbligatesi a turni massacranti per garantire la costante presenza negli ospedali, i medici, gli infermieri di tutta Italia vivono praticamente all’interno dei nosocomi lontani dai propri affetti vivendo a loro volta l’incubo di un contagio visto che oggi come oggi sono la categoria messa a maggior rischio. Il nostro personale sanitario sta dando in questi giorni prova di come si comporta un eroe di tutti i giorni. Spesso biasimati, soprattutto al sud, il loro operato dipende molto da quello che viene messo loro a disposizione.
La differenza in questo caso, facendo eccezione ad una regola cardine, non la fanno gli uomini ma i mezzi messi loro a disposizione. La sanità d’eccellenza è un connubio di uomini e mezzi e se una sanità si trova ai vertici ed un’altra nei bassifondi di una improvvida classifica, dipende da cosa si mette a disposizione per operare. Non sono certamente pochi i medici provenienti dalla Calabria, Campania, Puglia ed in generale dal sud Italia, messi ai posti di comando di Unità Operative di strutture ospedaliere ritenute all’avanguardia in campo di cure sanitarie. Oggi, ai tempi del Coronavirus, si riscopre che forse i medici italiani, da nord a sud, sono tutti bravi (le eccezioni, rare, esistono in tutti i campi). Forse la pandemia da Coronavirus potrebbe contribuire a cambiare le cose in questo delicatissimo sistema dove a farla da padrona, soprattutto a sud, sono stati i numeri, i conti, i bilanci e diciamolo pure il malaffare. Forse questo maledetto COVID-19 potrebbe servire a invertire una rotta sbagliata, deleteria che aveva diviso la sanità, in isole distribuite nella scacchiera Italia.
Con tutta onestà bisogna fare un plauso al presidente Jole Santelli che con decisione e tempestività sta affrontando l’emergenza in modo determinato e tempestivo. Il Piano di potenziamento di tutti gli ospedali calabresi, con nuovi 400 posti di terapia intensiva e sub intensiva, distribuiti equamente in tutti i presidi ospedalieri calabresi, senza alcuna discriminazione e esclusione, ne è una testimonianza e potrebbe rappresentare il nuovo modello di sanità in Calabria, ossia un modello che preveda ospedali capaci di soddisfare sia le esigenze mediche che chirurgiche dei cittadini. In fondo lo stiamo predicando da più tempo. Il modello hub-spoke, con la divisione in aree mediche e chirurgiche in Calabria non ha funzionato e non potrà funzionare in futuro. L’impreparazione della sanità in Calabria deriva proprio da questo. La necessità di aumentare i posti di terapia intensiva e sub intensiva ne sono una chiara testimonianza. L’impressione che si ha in questi giorni è che Jole Santelli questo l’abbia capito e senza suggerimenti alcuni (visto anche il mancato insediamento del consiglio regionale e l’incompletezza della giunta dovuta i motivi contingenti), ha assunto il ruolo che le compete quella del governatore che ha l’obbligo di decidere e siamo sicuri che questa condotta sia quella giusta e sarà la strada maestra che contraddistinguerà il suo operato quando tutto questo dramma sarà finito.