Il 25 aprile la vera libertà, ma quella di domani?

Una festa della liberazione diversa dalle altre, condizionata dalla prigionia dovuta a un virus. Ma siamo sicuri che sarà l’unico nostro carceriere?


Non si può dire che non sia una festa della liberazione diversa dalle altre quella che festeggiamo oggi, 25 aprile 2020. Liberi dalla dittatura nazi-fascista ma prigionieri di un virus infinitesamamente piccolo che però ha portato tutti sullo stesso livello, ricchi, poveri, belli, brutti, potenti, deboli, primi, ultimi. Un virus che, come ha specificato Roberto Perrotta nel corso del tradizionale discorso in Piazza IV Novembre “è democratico, ossia che non guarda in faccia a nessuno“. Perrotta non ha voluto, giustamente rinunciare al tradizionale rito della deposizione della corona di alloro ai piedi del monumento ai caduti. Lui che in questa pandemia ci ha messo la faccia, non quella mediatica, ma quella fisica, perché sempre in prima linea sul campo per coordinare, e svolgere a pieno, senza paura, il suo mandato di sindaco. Così anche oggi era presente in Piazza a ricordare il giorno che vide la rinascita della democrazia nella nostra splendida nazione. Il sindaco di Paola ha voluto ricordare nel suo discorso alcuni concittadini. Vittorio Plastina e Antonietta Belligeranti che hanno festeggiato i loro 60 anni di matrimonio, Pasquale Cassano e Ortensia Veltri che di anni di matrimonio ne hanno festeggiato 70; il professore Profico (medaglia d’argento al Valor militare) che ha raggiunto la venerabile età di 102 anni, Pio Perrotta 100 anni combattente per la libertà. Attraverso questi uomini e donne, e non solo, passa la nostra libertà di oggi, una libertà che però non potrà essere pilotata con la scusa di un virus. Quella che dovrà essere la nostra libertà dopo la fine della pandemia non potrà essere una “nuova libertàperché questo termine, secondo l’interpretazione, potrebbe risultare molto pericoloso e suonare come libertà condizionata. Tutto ciò che si ascolta attraverso messaggi subliminali di nuove app di controllo; mantenimento a tempo quasi indeterminato delle distanze sociali; restrizioni nel frequentare luoghi senza specificare fin quando questo dovrà avvenire, sono dei campanelli d’allarme che dovrebbero suonare nelle nostre menti spesso offuscate da cose futili. Essere liberi o sentirsi liberi non è cantare o ascoltare “Bella Ciaoma comprendere il vero significato delle parole di questa canzone. E soprattutto il perché si è sentita l’esigenza di crearla. Sicuramente non per esigenze di cabaret. Ecco forse una “nuova libertà” dovrà davvero avvenire ed è quella delle nostre coscienze che dovrebbero mutare completamente e proiettarsi verso “l’essere” e non verso “l’apparire. Quell’apparire a cui oggi sono ancorate. Quell’apparire fatto di proclami, di cose futili, di sudditanza, da falso buonismo. Ecco se riusciremo a sconfiggere “l’apparire” e far emergere “l’essere” grazie al Covid-19, forse potremmo davvero dire che non tutti i mali vengono per nuocere. Buon 25 aprile a tutti.🇮🇹