Rientri in Calabria – Molti si rifiutano di sottoporsi a tampone

Questo comportamento superficiale di chi rientra avvalora la tesi che forse era meglio attuare i controlli nei luoghi di partenza e non di arrivo

CATANZARO – Pensare di essere usciti dal pericolo Covid19 e assumere comportamenti imoridenti o a volte da incoscienti è un errore che non possiamo permetterci. È giusto riaprire, è giusto forse in alcuni versi fare dei passi in avanti rispetto all’ultimo Dpcm ma è altrettanto giusto sapere che bisogna rispettare le regole usando i Dpi e attuare il distanziamento sociale.

Oggi primo giorno di sblocco registriamo un fatto assurdo, molte persone che rientrano dal nord Italia si sono rifiutate di sottoporsi a tampone (gratuito) preferendo raggiungere le proprie abitazioni e mettersi in quarantena. Un comportamento oserei dire da irresponsabili perché potrebbero mettere in pericolo non solo loro stessi ma i congiunti e a catena il resto delle persone con cui si viene a contatto soprattutto adesso che c’è una maggiore libertà di movimento.

Questo assurdo comportamento denota la bontà di quanto avevamo affermato nei giorni scorsi e che il governo ha omesso di attuare con il DPCM del 26 aprile, ed ossia sottoporre a tampone nei luoghi di partenza le persone che avevano intenzione di ritornare a proprio domicilio nel sud Italia  demanda do tale compito alle regioni. Molti hanno ritenuto che ciò sia dovuto alla regionalizzazione della sanità ma visto che si sta governando il Paese a colpi di decreti in deroga a ciò che prevede la usuale prassi legiferativa, l’ultimo DPCM avrebbe potuto derogare anche a questo. Controllare le persone a monte avrebbe garantito un rientro con la massima sicurezza e la certezza da parte delle persone di non avere delle ondate di ritorno come è già capitato con i due esodi già verificatesi a febbraio e marzo scorsi.

Adesso sarà importante capire cosa farà la regione ossia capire se interverrà d’imperio per sottoporre a tampone queste persone. In fondo non si tratta di salute dei singoli cittadini ma dell’intera collettività. Non si tratta neppure di scelte politiche giuste o sbagliate ma di buon senso, l’educazione civica devono essere, oggi più che mai, il nostro faro.

È giusto vivere una vita meno reclusa, iniziare a lavorare, ma è altrettanto giusto rispettare le regole. Su questo nessuno, almeno pensiamo, può essere discorde.