Chiusura Calabria. Ecco i dati ricoveri e terapie intensive
Solo il 10% delle terapie intensive è attualmente occupata. Il 93,80% dei positivi non necessita di ospedalizzazione. Indice Rt di pochissimo superiore all’1,5
4 novembre 2020
CATANZARO – Il rischio della chiusura della Calabria ormai è concreto. Non per questo deve essere considerato giustificato o giustificabile.
Lo abbiamo sottolineato anche in altre occasioni come la classificazione della Calabria come regione rientrante nella fascia rossa non convinca molto. Si parla di diversi parametri utilizzati come indici di classificazione tra i quali l’ormai famoso Rt che in Calabria è pari a 1,66 che non si discosta molto da quelli registrati nelle altre regioni. Altro elemento preso in considerazione è l’incidenza positivi/terapie intensive. Qua si apre un capitolo vasto, nel senso che molti denunciano la mancata ampliazione dei posti nei reparti ospedalieri calabresi con una sanità commissariata e con la gestione finanziaria e quella della emergenza Covid in mano al commissario ad acta.
Ma la situazione è davvero così allarmante?
Fermo restando che l’aumento dei posti sarebbe stata un notizia positiva, ad essa però sarebbe dovuto seguire anche il reclutamento del personale idoneo per metterli in funzione e tutti sanno benissimo la grande carenza di rianimatori/anestesisti che c’è in Italia. Qua si aprirebbe un capitolo a parte per ciò che riguarda il numero chiuso delle facoltà di medicine, la disorganizzazione e il blocco dei corsi – concorsi di specializzazione e compagnia cantando.
Ma tornando ai posti di terapia sappiamo dai dati in nostro possesso, che tra l’altro sono pubblici, che il quadro della terapia intensiva in Calabria non è cosí allarmante.
L’analisi Numerica
Dal bollettino del 3 novembre 2020 scopriamo che gli attuali positivi in Calabria sono 3.337 di questi 1.216 (36,5%) nella provincia di Cosenza; 552 (16,37%) nella provincia di Catanzaro; 118 (3,5%) nella provincia di Crotone; 85 (2,52%) nella provincia di Vibo Valentia; 1.402 (41,57%) nella provincia di Reggio Calabria.
Ma quale è la distribuzione tra domiciliati (senza sintomi – pauci-sintomatico) e quelli in reparto e in terapia intensiva? Nella tabella sottostante il quadro riassuntivo
Dalla tabella di evince che il 93,80% dei positivi è a casa in Quarantena Obbligatoria; il 5,90% è ricoverato in reparto e lo 0,30% (volore numero = 10) del totale dei positivi è in terapia intensiva. Si desume dunque che lo 0,30% come trend di ricoveri in terapia intensiva preoccupi molto il governo nazionale tanto da prenderlo come indice “pericoloso” da associare ad un indice Rt 1,66 ed ad altri che attualmente non è dato sapere, tali da classificare la Calabria zona rossa.
Il Rapporto con le altre regioni
L’analisi dei più attenti si potrebbe allargare e coinvolgere anche i malati no-covid che attualmente necessitano di terapia intensiva, questo perché, è bene ricordarlo, non esistono solo i malati covid. Ebbene dalla analisi effettuata tra covid e no-covid ad oggi sono occupati circa il 10% di posti di terapia intensiva. La saturazione complessiva in Italia è del 29%, il che significa che il 71% delle terapie intensive in Italia è libera e disponibile.
Nella comparazione Calabria altre regioni si scopre che in Regioni come Molise, Basilicata, Veneto si ha, ad esempio, una saturazione dei posti di terapia intensiva, che va dal 13% al 18%; la Campania ha una saturazione pari al 44%; il Lazio del 23%; e così via. Dunque con una percentuale di saturazione tra le più basse d’italia ma a causa di un indice Rt superiore di 0,16 superiore della fatidica soglia del 1,5 la Calabria scivola in Fascia Rossa.
Dalla lettura di questi che sono o dati ufficiali che dovrebbero essere in possesso anche del governo, la situazione non appare preoccupante e del tutto sotto controllo. Ma il governo sembra aver ormai deciso e questa decisione ci lascia molto perplessi e lascia perplessi anche medici – professori universitari operanti in Calabria.
La condizione governativa calabrese
Occorre ricordare che in Calabria si vive una situazione particolare unica rispetto al resto d’Italia. La regione è priva del suo presidente eletto (venuto a mancare prematuramente) e guidata da un facente funzione e che per legge si dovrebbe andare alle elezioni entro 60 giorni dalla presa d’atto della morte del presidente.
Con una Calabria chiusa e classificata come regione rossa (nel senso del rischio contagio) si ritarderebbe ulteriormente l’avvio delle procedure che porterebbero nuovamente i calabresi al voto per dare un governo alla regione.
Questo ad esempio è un altro punto di riflessione che magari qualcuno potrebbe considerare azzardato vista la situazione pandemica ma la politica ci ha insegnato negli anni che nulla viene lasciato al caso.