Coronavirus Calabria – Aieta, la regione non sia matrigna con gli studenti fuori regione
Nuova iniziativa del capogruppo DP questa volta a vantaggio degli studenti rimasti fuori regione a causa del Coronavirus
CATANZARO – Una nuova iniziativa regionale è stata lanciata dal capogruppo dei Democratici e Progressisti, Giuseppe Aieta che lanciato un appello al presidente Santelli affinché abbia ugual comportamento con chi, studente, si trova in questo periodo difficile di pandemia, fuori regione. Aieta chiede in sostanza alla regione di non essere “matrigna” chiedendo nel contempo alla istituzione Regione di occuparsi di loro ed eventualmente procedere al loro rientro in Calabria in tutta sicurezza. Ecco cos’è scrive Aieta:
“Oltre a far fronte allo stato di emergenza Coronavirus, si aggiunge pure l’estremo stato di difficoltà, comunicato da tantissimi studenti e dalle loro famiglie che non sono rientrati nelle proprie città, e che ritrovandosi con entrate pari a zero si trovano in una situazione di impossibilità ad adempiere al contratto stipulato con il locatario ed al sostenimento dei beni di prima necessità.
A tal riguardo, abbiamo visto e continuiamo a sentire appelli lanciati da questi, con petizioni da parte degli studenti arrivando a decine di migliaia di firme.
Di recente, un rappresentante dei genitori di studenti cosentini fuori regione, ha fatto appello al Presidente della Regione Calabria ed al Presidente del Consiglio dei Ministri, appellandosi proprio alla tutela psicologica dei nostri ragazzi ed anche delle loro famiglie che iniziano a dare segnali di difficoltà e di preoccupazione.
Si pensi anche alle difficoltà economiche e a quelle famiglie dove lavora solo un genitore tra l’altro in cassa integrazione; si pensi, ancora, a chi si trova a sostenere più di un figlio fuori regione e agli estremi sacrifici che deve affrontare.
E’ per questo – ed anche e soprattutto per scongiurare altri ritorni incontrollati che sarebbero davvero devastanti – che é necessario trovare una soluzione.
E’ arrivato il momento non solo di sentirli ma di ascoltarli ed aiutarli.
E’ dovere della politica attuare in concerto con le autorità sanitarie, misure che garantiscano il loro rientro con la massima sicurezza per il popolo calabrese.
Nessun DPCM ha menzionato e regolamentato la loro situazione permettendogli, con le rispettive precauzioni e sicurezze, la possibilità di rientro nella loro residenza per ricongiungersi alle famiglie. Rispettando le regole, si trovano blindati all’interno del loro soggiorno universitario, soli spiritualmente, psicologicamente, fisicamente e anche economicamente perché lontani dalle proprie famiglie.
É necessaria una soluzione che non comporti rischi per nessuno, non solo per le famiglie che li riaccoglieranno, rispettando il giusto periodo di quarantena, ma soprattutto per i ragazzi che, dopo aver osservato la “chiusura” imposta a ragione dai vari decreti nazionali e ordinanze regionali, non devono vanificare i loro sforzi, rischiando di mettersi in viaggio con i mezzi pubblici. Si potrebbe analizzare la possibilità – tutto organizzato dalla Regione Calabria – di sottoporre i ragazzi e i lavoratori a tamponi nelle sedi cittadine in cui si trovano, all’esito dei quali fare ritorno nella loro Regione dove saranno obbligati alla quarantena prevista”.