Coronavirus – Conte: “Non è da escludere la chiusura delle scuole in tutto il Paese ma al momento nessuna indicazione dagli scienziati”
Il governo e i virologi assumono una posizione attendista. Si aspetta il decorso dei primi quindici/venti giorni dalla registrazione del primo caso di contagio
ROMA – Il governo italiano si appresta ad emanare un nuovo decreto per mano del presidente Conte che dovrebbe essere più esteso in termini di effetti territoriali. Sono 4 i miliardi di euro stanziati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus in Italia. Ormai, ad esclusione della Valle D’Aosta, tutte le regioni italiane hanno almeno un caso di contagio da Coronavirus e sempre più regioni stanno assumendo delle iniziative autonome come il Friuli Venezia Giulia che ha deciso di chiudere tutte le scuole. Un provvedimento questo che non ha scomposto il governo che qualche giorno fa aveva stoppato una proposta simile giunta dalla Calabria e impugnato il decreto del presidente della regione Marche. Ma l’aumento dei contagiati e la preoccupazione governativa crescente forse potrebbero indurre a decisioni più drastiche come la chiusura delle scuole in tutto il Paese.
LA POSIZIONE DEL GOVERNO
«La nostra linea è improntata alla massima trasparenza – spiega Conte – vogliamo coinvolgere le Regioni, ma dobbiamo stare attenti a non discostarci dalle linee guida degli scienziati. L’attenzione è massima, stiamo prendendo delle decisioni che incidono sullo stile di vita degli italiani e siamo ancora in una situazione di allarme, secondo i dati scientifici. Il contagio potrebbe anche estendersi, non sappiamo quando raggiungeremo il picco». Nel caso specifico delle scuole Conte ha sottolineato: «Potremmo pensare ad una decisone del genere, quindi non mi sento di escludere totalmente una eventualità di questo tipo anche se una tale provvedimento non è stato chiesto dagli scienziati come misura preventiva e precauzionale». Dunque, si continuerà sulla stessa linea adottata finora e il governo sul nuovo Dpcm dovrebbe prevedere le stesse misure adottate in quelli precedenti introducendo, nel contempo, nuove indicazioni e correttivi. Il governo in realtà come ha sottolineato il viceministro della salute, Pierpaolo Sileri, sta seguendo le indicazione degli esperti che hanno assunto una posizione attendista che prevede il decorso di almeno quindici/venti giorni dal primo contagio registrato nella zona rossa per capire la reale diffusione del virus nel Paese. Per i virologi impegnati nell’unità di crisi i casi registrati in tutte le regioni italiane non sono di origine autoctona perché provenienti da contagi provenienti dalla “zona rossa”. La situazione è in continua evoluzione e in costante monitoraggio.