Coronavirus – La Pasqua surreale dei calabresi

Funzioni religiose in TV o sui social, catene di solidarietà ed impegno delle forze dell’ordine hanno caratterizzato la Pasqua ai tempi del Coronavirus

CALABRIA – Quella appena trascorsa è stata una Pasqua anomala dagli aspetti surreali. Strade vuote e controlli serrati da parte delle forze dell’ordine hanno evidenziato ancor di più lo stato attuale caratterizzato dalle ristrettezze sociali. A dar maggior peso a quanto già il popolo italiano e quello calabrese sta affrontando a cauda del Covid19, è stata la mancata partecipazione fisica alle funzioni religiose legate alla Pasqua e l’impossibilità di svolgere le tradizionali processioni di questo particolare periodo dell’anno. Processioni che in molti paesi calabresi hanno una funzione religiosa che si sposa con la grande tradizione popolare che identificano la calabresità ed il senso di appartenenza alla nostra terra.

Mai nella storia si è fatto ricorso in modo così netto e prioritario ai mezzi di comunicazione e ai canali social per poter assistere ai riti pasquali che non si sono fermati davanti ad un nemico tanto invisibile quanto pericoloso. Un periodo questo che ha amplificato ancor di più la catena di solidarietà che spesso si è potuta concretizzare anche attraverso l’impegno delle forze dell’ordine come quella della Scuola allievi carabinieri di Reggio Calabria, che, con “l’Operazione Sorriso”, ha donato seicento uova pasquali ai bambini ricoverati in ospedale. I dati in Calabria sembrano essere incoraggianti con la dimunizione drastica dei contagi su scala giornaliera, ma è chiaro che sono dati che occorre viverli giorno dopo giorno senza lasciarsi condizionare da false illusioni o sdrastici scoraggiamenti. In questo momento occorre disciplina sociale e coraggio da parte delle istituzioni nell’attesa che cessò l’emergenza e si possa tornare gradualmente ad una vita più reale.