I Commissari della sanità e la responsabilità dei calabresi
Tutti i calabresi hanno gravi responsabilità. Responsabilità legate all’accogliemento di buon grado del modus vivendi instaurato ormai in questa terra.
CALABRIA – Cotticelli, Zuccatelli, Gaudio, Mostarda… signori la roulette gira e il prossimo sarà?
La vicenda della nomina del commissario ad Acta per la Sanità Calabrese è diventata ormai una farsa. Quando invocavamo le dimissioni del ministro della Salute, Roberto Speranza, non dicevamo una eresia. Poi arrivò il premier Conte a fare da parafulmine e prendersi le colpe per la pagliacciata che si sta ancora perpetrando, non sappiamo ancora per quanto, che mette a nudo una amara verità, quella di un Cdm incapace di trovare un nome che possa ricoprire l’importante e delicato incarico nella nostra regione. La realtà vera è che con le condizioni poste dal governo nazionale in Calabria non verrà mai nessuno a fare il commissario della sanità (per cortesia qualcuno lo dica pure a Salvini che quello del commissario sulla sanità non è un problema legato all’essere calabrese o meno).
Come si può dire a qualcuno di arrivare in Calabria a fare il commissario della sanità e scegliersi 25 collaboratori tra i dipendenti delle Asp calabresi? Per ricordarlo al governo ci sono Asp calabresi sciolte per mafia. Questo non vuol dire che i dipendenti delle Asp della Calabria siano mafiosi o collusi ma la domanda che qualcuno si pone è: c’è da fidarsi?
È chiaro che Conte, e la sua squadra di governo, gira intorno all’ostacolo senza affrontare il vero problema che si chiama malaffare, così naviga a vista nella speranza di trovare qualcuno da sacrificare ed inviare in Calabria tanto per dire: “il nostro lo abbiamo fatto”. È chiaro che il loro non lo hanno fatto in passato e continuano a non farlo neanche adesso, neppure nel caso in cui dovessero trovare qualcuno da inviare Calabria.
Senza una azione ripulitrice, forte, sostanziale e coraggiosa il problema sanità in Calabria non verrà mai risolto.
Nicola Gratteri ha lanciato con le sue ultime dichiarazioni, segnali ancora più preoccupanti. Dire che nessuno voglia venire in Calabria perché rischierebbe di buttare a mare 40 anni di carriera e successi, la dice lunga su quella che è la situazione in questa disastrata regione.
Ma la verità vera è che per tutto ciò che sta accadendo nessuno è esente da colpe. Tutti i calabresi, chi più e chi meno, hanno gravi responsabilità. Responsabilità legate all’accogliemento di buon grado del modus vivendi instaurato ormai in questa terra.
L’essersi asserviti, negli anni e continuare a farlo, ai politici di turno, consentire e aver consentito a questi di speculare e strumentalizzare la sanità o ancor peggio percepire determinati comportamenti, effimeri, plateali e deleteri come salvifici per la Sanità o per qualunque altro settore del tessuto sociale calabrese è il peggior danno che i calabresi possano fare a loro stessi. Ma tant’è!
Forse, invece di pensare alle futilità della vita sociale come, tanto per fare un esempio, quello vergognoso perpetrato nel recentissimo passato nei confronti di Muccino e del suo cortometraggio sulla Calabria, che ad un certo punto sembrava essere diventato il problema dei problemi, i calabresi dovrebbero pensare alle cose più serie, e di questi tempi nella nostra regione di cose serie ce ne sono davvero tante. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Buon cortometraggio a tutti!