L‘ISTAT pubblica i dati sulla mortalità in Italia. Cosa c’è da evidenziare

La mortalità in Italia nel 2020 (gennaio-agosto) è cresciuta dell’8. Al nord con il segno più al sud con il segno meno

ROMA – Nel 2020 mortalità in calo nel centro sud e in alcune regioni del nord Italia. È questo il dato che emerge dalle tabelle pubblicate dall’ISTAT che mettono a confronto il dato generale della mortalità nel nostro Paese confrontando il dato 2020 (anno della pandemia) rispetto alla media dei 5 anni precedenti.
Una pubblicazione che va letta regione per regione ma che evidenzia, come già enunciato,  regioni con una crescita consistente (Lombardia) e altre con una crescita quasi fisiologica. Nelle regioni del sud addirittura il rapporto mortalità 2020/media 5 anni precedenti è addirittura in calo.
È chiaro che ciò che pubblica l’ISTAT è quantomeno strano nell’anno della pandemia da SARS-CoV-2 (Coronavirus).
Il dato è ancora più strano visto che quanto riportato non ha alcuna attinenza univoca ai morti da Covid-19, ma riguarda un dato generico che tiene conto non solo dei decessi da Coronavirus ma di tutte le altre cause di morte (ictus, cardiocircolatorio, cancro ecc.)

La lettura dei dati ISTAT

Nella lettura dei dati pubblicati dall’ISTAT si nota che su un totale di più di 53.000 morti a causa di malattie del sistema respiratorio nel 2017, 663 decessi sono dovuti a complicazioni da influenza (per lo più in soggetti dai 75 anni in poi) e 13.516 sono legati alla polmonite. Il che fanno attestare le cause di morte per problemi legati all’apparato respiratorio intorno all’8%.

Ma cosa vuol dire questo dato rispetto alla Pandemia?

Vuol dire che forse qualcosa non torna dal punto di vista del computo dei decessi da Covid-19. Questo perché se i morti pubblicati nei bollettini quotidiani sono quelli che leggiamo significa che le morti per influenza stagionale nell’anno 2020 (almeno da Gennaio ad Agosto periodo in cui si riferisce lo studio ISTAT) sono completamente scomparsi, o meglio azzerate. Il significherebbe che l’influenza stagionale con i suoi decessi (registrati ogni anno per problemi di natura respiratoria) non è comparsa nel 2020.
Il che ci fa dedurre due aspetti fondamentali.
Il primo: l’influenza stagionale negli anni precedenti (in particolare nei 5 antecedenti al 2020) non è mai esistita o era qualcos’altro
Il secondo: che i dati relativi ai decessi legati alla pandemia da Covid-19 non sono assolutamente reali.
Inoltre nella lettura più approfondita dei dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica, si nota che l’incremento percentuale più eleveto in termini di decessi si è verificata in Lombardia (+38%) dove tutto è iniziato. Questo dato che abnorme rispetto al dato nazionale (+8%), ma anche incoerente rispetto a quelli delle altre regioni, addirittura totalmente opposto rispetto alle regioni del centro sud dove il dato fa registrare un segno meno.
Questa lettura dei dati lombardi riaccende i riflettori su quello che molti virologo, tra i quali Giulio Tarro, hanno teorizzato da diversi mesi ed ossia, che in Lombardia, e con riferimento specifico alla provincia di Bergamo (dove si sono registrati una percentuale più elevata di decessi) la crescita della mortalità è dovuta ad una campagna massiccia di vaccinazione per l’influenza stagionale.
Una teoria che alcuni giorni fa è stata eleborata e confermata anche da uno studio del Pentagono negli USA.