Mare inquinato a Cosenza, U.Di.Con.: Serve intervento delle istituzioni

In Calabria, in ciascuna provincia monitorata, c’è almeno un punto fortemente inquinato

COSENZA – “Un forte grido d’allarme e una situazione di gravissimo deterioramento di fiumi e corsi d’acqua minori e del mare calabrese. Questo il quadro sconfortante appreso dai media – commenta Nico Iamundo, Commissario Regionale dell’U.Di.Con. Calabria – ma del tutto coerente con quanto già più volte denunciato dalla nostra Associazione. Sia la tendenza degli ultimi anni, che le ultime notizie puntano il dito contro lo storico e irrisolto problema della depurazione nella nostra regione e delinea un quadro piuttosto critico del territorio calabrese sia per quanto riguarda le infrastrutture fognarie sia che per la copertura depurativa; senza considerare la criticità in cui versano le strutture esistenti spesso incapaci di reggere a carichi meteorici intensi. Un problema aggravato anche dalla piaga degli scarichi illegali. In Calabria, in ciascuna provincia monitorata, c’è almeno un punto fortemente inquinato, ma è la provincia cosentina – scrive Nico Iamundo – quella che sembra aver bisogno di maggiori ed immediate attenzioni. Su ventiquattro campionamenti eseguiti lungo le coste, tredici risultano fuori dai limiti di legge e, di questi, due sono fortemente inquinati.  E l’indice accusatore punta sempre verso canali e foci che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati”.
“È ora che la Regione Calabria intervenga immediatamente per contrastare questa emergenza. Bisogna investire, con immediatezza, per adeguare il sistema depurativo attraverso progetti innovativi a tutela del mare. In provincia di Cosenza siamo in piena emergenza depurativa – dichiara il Responsabile Provinciale dell’U.Di.Con. di Cosenza, Ferruccio Colamaria, – di fronte alla quale poco o niente è stato fatto dalle istituzioni che spesso sono rimaste in silenzio su un tema così importante o lo hanno ignorato. Quello della pessima qualità delle nostre acque in prossimità delle foci, che spesso diventano fogne a cielo aperto a causa del mancato o non adeguato funzionamento degli impianti di depurazione, deve diventare un tema prioritario nelle agende della classe politica regionale, visto che ne sono coinvolte tutte le province. È ora che ci si faccia carico delle responsabilità di un problema che sta assumendo proporzioni sconcertanti, mettendo a repentaglio una risorsa importante per il nostro territorio quale è il turismo e l’economia che esso genera. L’obiettivo è quello di avere nel medio periodo una qualità delle acque migliore rispetto a quella che bagna la nostra terra da quasi dieci anni a questa parte”.

“Facciamo appello, conclude Nico Iamundo, ai bagnanti che in questo periodo affollano le coste calabresi, i quali hanno il diritto-dovere di denunciare al Comune o alla Regione o alle sedi U.Di.Con. presenti nel territorio, i casi di scarichi abusivi o tutto quello che potrebbe diventare un possibile danno ambientale delle spiagge o del mare. Tutti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e controllare e denunciare gli sversamenti o gli scarichi illeciti di rifiuti nei fiumi o nei torrenti che, inevitabilmente, arrivano alla foce e finiscono in mare per diventare una vera e propria bomba ecologica”.