“Mezz’ora in più”: Nicola Gratteri parla di “Rinascita Scott” e corruzione in magistratura
Nel programma di Lucia Nunziata il procuratore della DDA di Catanzaro parla della indagine “Rinascita Scott” e di corruzione nella magistratura
CATANZARO – L’inchiesta giudiziaria denominata “Rinascita Scott”, condotta dalla DDA di Catanzaro che ha portato all’arresto e all’applicazione di provvedimenti restrittivi per oltre trecento persone, tra cui esponenti politici calabresi, sta tenendo banco sui media e sugli organi di informazione. Ad oggi sono 69 le persone scarcerate o alle quali è stato revocato il provvedimento restrittivo suscitando commenti polemici relativi alla opportunità o meno di applicare gli stessi. A fare chiarezza sulla vicenda è stato proprio il Procuratore capo della DDA di catanzaro, Nicola Gratteri, protagonista assoluto di questa vicenda che ha voluto così commentare le revoche appena citate nel corso del programma “Mezz’ora in più” di Lucia Nunziata.
«Le persone arrestate nell‘inchiesta Rinascita Scott e poi scarcerate – ha sottolineato Gratteri – sono 69. Sono state arrestate, ad esempio, per intestazione fittizia di beni». Enunciato ciò il procuratore ha spiegato anche il perché. «Nel momento in cui ho il bene sequestrato, quella persona viene interrogata e risponde alle domande dove è più l’esigenza cautelare? Quindi viene scarcerato ma questo non vuol dire che il soggetto non ha commesso il reato. Vuol dire che non c’è più il pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e le dichiarazioni sono cristallizzate. Poi se uno è in malafede può dire che l’indagine è fallita perché sono state scarcerate queste persone». Gratteri incalzato dalla giornalista si è pronunciato anche sulla tanto chiacchierata situazione che vede nell’occhio del ciclone la magistratura, o parte di essa, per presunti problemi legati alla corruzione. «Il problema c’è – ha sottolineato il capo della DDA di Catanzaro – possiamo parlare del 6-7%. È grave, inimmaginabile, terribile. Noi guadagniamo bene. Io prendo 7.200 euro al mese e si vive bene e non c’è lo stato di necessità. È un fatto di ingordigia»