Sanità: l’avvilente situazione in Calabria e sul tirreno cosentino
Sul tirreno solo guerre campanilistiche che fanno il gioco dei vertici Asp. Le risorse ci sono ma sono spese male
CETRARO – Nella sanità sul tirreno cosentino ormai siamo alla farsa. Politici che prima chiedono la chiusura di reparti poi ne richiedono la riapertura. Medici contro medici, alcuni difendono i reparti e altri chiedono addirittura la chiusura di interi presidi adducendo a ricette prive di fondamento per risollevare le sorti di una sanità, quella calabrese e quella del tirreno ormai allo sbando. Ricette dettate come se si fosse nella cucina di Benedetta Parodi che non contengono il benché minimo principio di efficienza e razionalità che soddisfano solo esigenze campanilistiche che provocano danni irreparabili che allo stato attuale ha portato alla chiusura del reparto di ostetricia e di recente quello di pediatria. Una situazione avvilente che getta frustrazione soprattutto tra i principali fruitori, i cittadini che si sentono sempre più abbandonati. Le guerre intestine hanno solo provocato disagi e cancellazione di servizi fondamentali, basti pensare che sul tirreno cosentino non si nasce più e da qualche giorno non è possibile curare i propri piccoli.
In tutto questo una luce, seppur fioca perché si infrange su muri di gomma, è quello di Angelo Aita che per lo meno protesta con veemenza e produce atti come l’ordinanza sindacale con la quale chiede “di ripristinare immediatamente e comunque non oltre tre giorni, il pieno servizio h24 e in guardia attiva le U.O. Di Ginecologia-ostetricia e pediatria dell Spoke Cetraro-Paola”. Un atto che a nostro avviso ha più una valenza simbolica più che concreta visto che la riapertura dei reparti dipende dai vertici Asp che attuando il gioco delle tre carte smontano giorno dopo giorno interi presidi ospedalieri. Ci si domanda: a cosa servono le petizioni? A cosa servono le volontà dei cittadini? A nulla. I vertici Asp giocano sulle divisioni tra politici che fanno del campanilismo il loro vessillo; giocano sulle divisioni dei medici che a fasi alterne propongono ricette contrastanti che sostengono aperture e poi chiusura di reparti asseconda degli umori del momento. La realtà è che il Commissariamento è un fallimento assoluto. Non ha né ridotto il debito, né lo ha azzerato e né tantomeno ha consentito il miglioramento del servizio sanitario, anzi lo ha peggiorato enormemente. Fin quando non si capisce che il sistema Hub-Spoke in Calabria e sul tirreno è inattuabile non si andrà da nessuna parte. Occorre potenziare i presidi che ci sono sia in campo medico-diagnostico che chirurgico con l’accortezza di specializzare i vari reparti ciò consentirà di manterene gli standard Lea e fare spese mirate dirette al servizio offerto. Ciò consentirà di razionalizzare le risorse.
Chi dice che risorse economiche non ve ne sono dice una bugia grande quanto il mondo. Ma davvero si può pensare che l’ospedale di Locri spenda oggi il doppio dei soldi del policlinico di Milano che tra l’altro ha il doppio dei posti letto. Non ci soffermiamo invece sulla qualità dei servizi offerti. Stendiamo in velo pietosissimo. Le risorse ci sono e i vari commissari succedutesi nella sanità non sono stati in grado di mettere ordine alla spesa, così la sanità Calabrese arretra pericolosamente mettendo a rischio la salute dei cittadini. Poi se si vuole credere ai proclami dei vari politici, ai vessilli campanilistici e partecipare ad una battaglia effimera che non fa altro che fare il gioco dei vertici Asp lo si faccia pure, ma poi non saranno credibili le lamentele sul web o nei bar.