Sanità malata, sul tirrreno cosentino si fomenta guerra tra ospedali a vantaggio delle cliniche private
La situazione è divenuta insostenibile. Il reparto di Ginecologia-Ostreticia potrebbe a breve tornare a Paola
TIRRENO COSENTINO – Una cosa che non passa mai di moda in Calabria è la Sanità. Sventrata nella sua essenza, consumata da dieci anni di inutile commissariamento essa ritorna sempre sulle prime pagine dei tabloid per raccontare le sue avventure (spesso tragiche). Il tirreno cosentino, che di guai ne ha davvero molti (sicurezza stradale SS 18 e SS 107; rilancio mai avvenuto del settore turistico; dissesto idrogeologico; inquinamento marino e chi più ne ha più ne metta) aggiunge alla sua lunga lista di problemi anche quello della diatriba tra due ospedali Paola e Cetraro. Il motivo del contendere? Dipende. In che senso, qualcuno potrebbe dire. Nel senso che a volte riguarda il collocamento del polo medico e del polo chirurgico e a volte riguarda il collocamento del punto nascita che viene conteso tra i due nosocomi. Così per non scontentare nessuno è stato chiuso. Ad onor del vero bisogna dire che la chiusura è avvenuta a seguito della tragica morte di una giovane mamma che dopo aver dato al mondo sua figlia ha perso la vita per un emorragia post parto. Ma da allora ci sono state ispezioni regionali e ministeriali e forse sarebbe il caso di provvedere alla sua riapertura. Manca il primario, gridano da tutte le parti. Ma chi verrebbe a fare il primario in un reparto chiuso? Nessuno. Ecco così materializzarsi i rifiuti di alcuni dei vincitori del concorso interno indetto dall’Asp. Ma torniamo alla vicenda organizzazione rete ospedaliera perché ci potrebbero essere novità sul punto nascita. Ma prima occorre aprire una significativa parentesi. Nell’osservare tutti i fatti succedutesi in questi anni non si può far a meno di porsi una domanda: Ma non è che per caso la lotta ospedaliera tra Paola e Cetraro sia stata messa in atto artatamente per distrarre tutti su quello che dovrebbe interessare veramente? In che senso, direbbe qualcun altro. Nel senso che si fomenta la diatriba tra ospedali pubblici per non pensare alle cliniche private che nel silenzio lucrano, con la convenzione regionale, soldi pubblici offrendo sia l’hospice medico che la parte chirurgica. Già le cliniche private hanno tutte sia reparti di medicina che di chirurgia. Eh già! A questo non ci si era pensato? Ma certo che sì. Ma nessuno ne parla e si continua a dire che negli ospedali di Paola e Cetraro non possono coesistere contemporaneamente reparti di medicina e di chirurgia. Ed allora la domanda è: perché negli ospedali pubblici vige questa regola e nelle cliniche private CONVENZIONATE, questa regola non vale? Mah, misteri della fede! Ma torniamo al punto nascita di Paola. Tutti ormai sanno che quello di Cetraro è chiuso, che quelli di riferimento dovrebbero essere Cosenza e Rossano-Corigliano ma le grandi menti che hanno elaborato questa teoria si sono rese conto che la situazione così come è non può reggere. Eh sì! Lo spoke Rossano-Corigliano sta esplodendo per via della carenza di personale che nessuno prende in seria considerazione e l’ospedale di Cosenza è saturo fino all’inverosimile
Ed allora dove si dovrà partorire. Proviamo a dare una risposta? NELLE CLINICHE PRIVATE! Nooo, nessuno ci aveva pensato? Noi crediamo di Sì. Comunque la situazione sembra nelle ultime ore sfuggita di mano un po’ a tutti e si sta correndo ai ripari. Questi ripari prevedono che alla fine il reparto di Ginecologia e Ostetricia ritornerà nell’OSPEDALE DI PAOLA, e con esso il reparto di Pediatria e con ogni probabilità anche la rianimazione. Mentre in quel di Cetraro ritorneranno altri reparti di estrazione non chirurgica. Le sirene degli ultimi giorni fanno intendere questo e non perché qualcuno abbia spinto per una soluzione del genere (se qualche politico dovesse assumersi la paternità di questa operazione è solo per lucrare consenso in modo subdolo) ma perché ci si è resi conto che così non si può andare avanti. La nostra idea comunque rimane sempre la stessa ossia trattare le strutture pubbliche come risorse e non come problemi. Sia l’ospedale di Paola che quello di Cetraro dovrebbero essere dotati di parte medica e parte chirurgica, la distinzione dovrebbe stare nella specializzazione dei rami medici e chirurgici. È una teoria che stiamo esplicitando da tempo ormai immemore nella speranza che qualcuno alla fine si convinca davvero che questa sia la giusta soluzione ad un problema che potrebbe dare qualità a questa sanità malata.